Il progresso corre veloce, e l’edilizia è chiamata a tenere il passo per rispondere in modo adeguato alle sfide del domani, in particolare alla diffusione della banda larga su tutto il territorio nazionale.Le nuove norme tecniche, agevolando l’innovazione, potrebbero favorire la ripresa al settore edilizio, anche passando dalle ristrutturazioni.
E’ entrato in vigore lo scorso 1 luglio l’obbligo per gli edifici di nuova costruzione di essere predisposti per la banda larga, ovvero – per usare il burocratese – l’obbligo “a essere equipaggiati con un’infrastruttura fisica multiservizio passiva interna all’edificio, costituita da adeguati spazi installativi e da impianti di comunicazione ad alta velocità in fibra ottica fino ai punti terminali di rete”. Un dovere che riguarda anche quegli edifici che, pur preesistenti, saranno oggetto di riqualificazioni “pesanti”, con domanda per svolgere i lavori in questione presentata dopo l’1 luglio di quest’anno.
La norma inserita nel decreto Sblocca Italia apre un’autostrada per l’innovazione, che offre nuove possibilità di ripresa al settore edilizio (ma non è una novità) anche passando dalle ristrutturazioni, interventi che – anche in chiave di sostenibilità energetica e ambientale – sembrano diventati la nuova panacea per le difficoltà del settore.
Ma cosa si ottiene una volta che la norma sulla banda larga viene rispettata? Semplificando, si potrebbe dire che gli stabili ottengono una sorta di patente. Più nello specifico gli edifici equipaggiati in conformità a quanto stabilito dalla normativa in vigore dall’1 luglio, “possono beneficiare, ai fini della cessione, dell’affitto o della vendita dell’immobile, dell’etichetta volontaria e non vincolante di edificio predisposto alla banda larga. Tale etichetta è rilasciata da un tecnico abilitato per gli impianti”.